Jerry Moffatt
Intervista a Jerry Moffatt, uno dei più forti arrampicatori del mondo tra gli anni ’80 e ’90.
Agli inizi degli anni ’80 l’arrampicata sportiva muoveva ancora i primi passi. Arrampicata tradizionale, sportiva, boulder, a vista, flash, headpoint con tutte le loro sfumature erano ancora mischiate un calderone unico e aspettavano semplicemente di essere scoperte come discipline singole, separati ed a sé stanti. In Gran Bretagna questa esplorazione era guidata da alcuni grandissimi come Pete Livesy, Ron Fawcett e John Redhead per nominarne solo tre, e quando all’inizio degli anni ’80 il giovane Jerry Moffatt esplose sulla scena, stupì tutti per la velocità con cui riuscì a ripetere le vie più dure del paese.
Moffatt è arrivato e subito è stato un “conquistatore”. Non ha aspettato per realizzare le sue vie test, sia trad sia sportive perché all’epoca la distinzione tra le due era ancora indistinta e confusa. Quello che non era confuso invece era il focus di Moffat: la voglia di “dominare” la dimensione verticale, con una volontà che si è dimostrata davvero insaziabile.
Tra il 1982 e il 1984 Jerry ha ripetuto praticamene tutto quello che c’era da ripetere negli Stati Uniti, Germania e Francia e, mentre lo faceva, è diventato uno dei primi arrampicatori professionisti al mondo. Anche dopo una pausa forzata, dovuta a un infortunio, sembrava inarrestabile, e due anni più tardi è tornato più forte, motivato e determinato che mai. Le sue prime salite e ripetizioni nei successivi 15 anni sono addirittura troppe per poterne fare un elenco completo e, in tutta verità, il breve riassunto da noi pubblicato semplicemente non fa giustizia all’ampiezza e alla qualità dei suoi successi.
Jerry Moffatt è, in breve, un arrampicatore che come pochi altri ha lasciato il suo segno indelebile, in tutto il mondo, su questo gioco verticale. Un arrampicatore che ha impressionato non solo per la sua motivazione, tenacia e capacità di eccellere non soltanto in una disciplina, ma lungo l’intero spettro dell’arrampicata, dal trad all’arrampicata sportiva passando per il boulder. In occasione dell’uscita della suaautobiografiapubblicata questo mese, abbiamo pensato che fosse arrivato il momento di saperne di più di Moffatt. Così tra un giorno passato in falesia e l’altro inseguendo le onde del nord atlantico, Jerry ci ha concesso questo lunga intervista esclusiva. Speriamo che anche voi troviate questo viaggio nel passato e la breve analisi di due decenni al top interessante quanto noi.
Jerry Moffatt
di Nicholas Hobley e Niall Grimes
Ciao Jerry, per quelli che forse sono nuovi a questi giochi e non ti conoscono… chi era Jerry Moffatt?
Ma, detto semplicemente, suppongo di essere stato un climber prolifico durante gli anni ’80 e ’90. Probabilmente uno dei migliori al mondo. Uno che ha viaggiato dappertutto, che ha liberato vie difficili, aperto nuovi boulder, uno che ha partecipato alle gare per un paio di anni e che ne ha vinte alcune!
Uno dei primi arrampicatori professionisti anche?
Sì, ma dipende da quello che intendi per professionisti. In Gran Bretagna all’epoca nessuno riceveva soldi per l’arrampicata. Stiamo parlando del 1982, 1983 e per me la parte del professionista significava applicarmi totalmente, dando il 100%. Nel 1984 finalmente sono stato sponsorizzato quando il proprietario di Wild Country mi ha regalato una fettuccia. Mi ha detto che era speciale, perché era lunga otto pollici. Tutte le altre all’epoca ne misuravano sei! Poi sono arrivate sul mercato le Fires della Boreal con la nuova mescola, ed è stato in quel momento che la sponsorizzazione ha preso piede.
Avevi iniziato a far parlare di te all’inizio degli ’80, e con il tuo background di arrampicata trad stavi rincorrendo Ron Fawcett…
Mi ricordo bene la prima volta che ho visto Ron in falesia, avevo circa 16 anni. Ron era una leggenda enorme. Ero con il club di arrampicata della scuola e ci siamo nascosti tra i cespugli, osservando le sue enormi mani e braccia. Ron era certamente il più prolifico arrampicatore degli anni ’80 e ha salito una serie di vie eccellenti. Anche se stava ancora liberando delle vie importantissime, nel 1983 ero abbastanza sicuro di essere più bravo di lui in termini di difficoltà. Ma l’ho sempre rispettato e non abbiamo mai avuto problemi.
Proprio nel 1983 hai salito la tua via trad più pericolosa, Master’s Wall aCloggy.
All’epoca per essere rispettato dovevi salire vie nuove che facevano davvero paura. Il gioco era lì, almeno in Gran Bretagna. Master’s Wall è la via dove probabilmente ho rischiato di più. Devi capire che le cose all’epoca erano molto diverse rispetto ad adesso. Se facessi la via oggi mi calerei dall’alto una cinquantina di volte e probabilmente la farei con la corda dall’alto prima di salirla dal basso. Invece all’epoca sono sceso in doppia soltanto una volta, ho verificato velocemente le protezioni e ho guardato la via solo velocemente perché non volevo togliere la paura dall’esperienza. Il giorno dopo sono sceso in doppia un’altra volta, ho riguardato la via, tolto lo spit e poi sono salito dal basso(ndr: John Redhead aveva salito la parte bassa della via e, per segnare il suo punto più alto, piantato uno spit dicendo che sopra l’arrampicata era ingiustificabilmente pericolosa. Nel 1983 Jerry Moffat ha tolto lo spit e da questo punto è salito verso destra per creare Master’s Wall. Tre anni più tardi Johnny Dawes è salito diritto, creando la leggendaria The Indian Face E9 6c, che finora è stata ripetuta soltanto due volte, da Nick Dixon e Neil Gresham).Tecnicamente non l’ho fatta a vista ma sono veramente salito in territorio a me sconosciuto. Era più una questione di etica in quei tempi. E’ interessante che questo approccio audace stia tornando di moda. Esiste oggi una nuova generazione di climber molto motivata a tentare salite dal basso, su vie molto pericolose.
Ci puoi descrivere la scena degli climber britannici all’inizio della tua carriera?
Il primo gruppo che ho incontrato era composto da persone che vivevano nella falesia di Stoney Middleton. Quando sono arrivato lì avevo solo 17 anni, avevo sentito parlare di questo famoso Stoney Woodshed dove la gente abitava. Quando sono arrivato era una specie di legnaia, senza muri. C’ho abitato per 2 anni. Era un gruppo di persone molto sporco, nessuno di loro lavorava, e tutti vivevamo con praticamente neanche una lira, dove pane bianco e ketchup era il pasto primario del giorno. Non avevamo una stufa e bevevo solo acqua, oppure 2 o 3 the nel caffè. La gente faceva autostop per arrivare dovunque, nessuno aveva una macchina. Quasi tutte le vie erano del tipo trad, non c’erano gli spit, le protezioni sulle vie erano abbastanza distanziate e l’importante era salire vie pericolose. Normalmente non dovevi spendere più di 2 giorni sulla via, e salivi forse 5 o 6 vie al giorno. Niente riscaldamento per tentaretutto il giorno una via soltanto. Era un gruppo ristretto, dovunque andavamo incontravamo le stesse persone.
Quale sono i tuoi ricordi più belli di allora?
Direi tutte le mie prime salite. Ma anche le strade che ho percorso per arrivare alle prime salite: l’allenamento, l’individuare una via, pulirla, piantare gli spit, provare i movimenti. Questa era la parte divertente. La parte difficile era la rotpunkt. Concentrarsi su una via difficile, rimanere con il focus giusto per liberarla. Questo era stressante.
Parlando di strade che hai percorso, – viaggiare è sempre stato una parte importante della tua arrampicata, vero?
Sì, una parte molto grande. Da ragazzino leggevo le riviste e divoravo le storie dell’America. Sembrava un posto figo e da sempre volevo andarci. Quindi ho trascorso un inverno in una orribile grotta di calcare nel Peak District per allenarmi, facendo boulder, diventando sempre più allenato e forte per essere pronto per l’America e le sue vie più dure. Andavo in grotta quando era bagnato e gelato, trovavo un paio di prese e mi allenavo. Era bellissimo. Poi da lì sono andato in America e ho fatto la prima ripetizione di Genesis e Psycho e ho flashato Supercrack ed Equinox. Quattro delle vie più dure!
Come ti sentivi?
Ero euforico. Tornando a casa mi ricordo che era seduto sull’aereo, avevo 19 anni e pensavo che dovevo essere il miglior arrampicatore al mondo. Ma lo puoi immaginare?
Cosa si deve fare per essere il miglior arrampicatore al mondo?
Ma, in momento diversi, cose diverse. E’ essenziale andare a scalare in più paesi possibile, salire le loro vie più difficili e liberare vie ancora più difficili. Per certi versi forse era più facile all’epoca essere uno dei migliori al modo perché le cose non erano ancora sviluppate quanto adesso. Per iniziare, c’era soltanto una forma di arrampicata. L’arrampicata sportiva non esisteva, non esisteva il boulder. Non c’erano le gare. Non c’era l’a-vista o la rotpunkt.
Si arrampicava con una serie di nut ed una corda, forse alcune vie avevano uno spit o dei chiodi, ma non si percepiva una reale differenza fra loro. Non era neanche arrampicata trad. Era semplicemente l’arrampicata.
Nel 1984 eri nella tua forma migliore
Quell’anno ho salito a vista Phoenix nello Yosemite. E flash Chimpanzidrome, è stato speciale. Era il giorno del mio 21° compleanno e quella notte Ben Moon ed io abbiamo dormito accanto all’autostrada in un edificio di calcestruzzo con la nebbia che gelava. Non potevo essere più felice.
Poi però ti sei fatto male…
Ho fatto due anni di pausa nell’ ’85 ’86 a causa di problemi con il gomito. Sono andato a farmi vedere da uno dei migliori specialisti in America, lui stava trattando atleti che avevano vinto l’oro olimpico. Mi ha diagnosticato una tendinite, e anche se facevo tutti gli esercizi non sono migliorato per niente, finché non ho fatto dei test in Germania dove si sono resi conto che avevo un nervo compresso. Diagnosi, operazione, recupero – per tutto questo ci vuole del tempo e sono passati un paio di anni.
Durante i quali le cose sono evolute rapidamente. Ed Antonine Le Menestrel ha salito senza corda la tua via Revelations, all’epoca la via più difficile in Inghilterra…
Si, ero devastato che l’avesse fatto. Mi ha impressionato, ma a quel punto la via aveva già un anno ed io ero stato all’estero, quindi non è che lui stava migliorando le mie performance in nessuna maniera. Il tempo è un fattore importante.
Quando finalmente sei tornato eri più motivato che mai…
Era stato un periodo molto difficile, volevo arrampicare ma non potevo quindi quando finalmente mi hanno detto che potevo provare ero eccitato. Quando ero stato costretto a fermarmi arrampicavo meglio di tutti, e quando ho iniziato di nuovo tutti erano migliori di me. C’è voluto molto duro lavoro per ritornare in forma ma, ad essere onesti, le cose nono sono mai difficile quando ti diverti.
Finalmente sulla roccia!
Sì, mi sono divertito sulle vie in Francia, aBuouxin particolare. La Rose e Le Minimum mi ritornano subito in mente, nel 1987 ho fatto una delle prime salite. Poi ho continuato anche arrampicando a vista in Germania, specie nello Frankenjura dove ho creato Stone Love nel 1988. Anche questo è stato un momento bellissimo.
Poi hai liberato il primo 8c in Gran Bretagna, Liquid Amber a Lower Pen Trwyn
Liquid Amber è la mia via top sul calcare. L’ho liberata nel 1990 e ha avuto soltanto una manciata di ripetizioni. E’ una via difficile – oggi sarebbe indubbiamente un 8c+, senza ombra di dubbio.
Ma non salivi soltanto vie difficili, eri anche molto preso dal boulder estremo.
Sì. Credo però che non abbiamo realizzato pienamente quello che stavamo facendo. I boulder che ho salito all’inizio non erano pubblicizzati, nessuno sembrava interessato. Adesso, anni dopo, il boulder è diventato molto popolare, quasi quanto l’arrampicata! Ho creato tante cose difficili in Gran Bretagna, come The Joker e The Ace a Stanage, e ho anche liberato dei boulder duri in Yosemite come The Dominator, Force e Stick it.
Ovviamente sei cresciuto in un’ambiente molto competitivo. Come descriveresti il tuo rapporto con gli altri climbers?
Buono direi, ho arrampicato con Mark e Antonie Le Menestrel, ho dormito da Patrick Edlinger, arrampicato con Wolfgang Güllich e Kurt Albert, Stefan Glowacz, tutti i top climbers. Ben Moon è un grande amico e per anni ci siamo allenati, arrampicato e fatto boulder assieme. Volevo sempre battere tutti e tutti volevano battere me, ma la competizione era sempre abbastanza piacevole.
A proposito – sei stato testimone dell’inizio delle gare moderne di arrampicata
In realtà ho perso le prime gare perché mi ero fatto male. Ho iniziato dal secondo anno delle gare e subito mi sono trovato in difficoltà. Arrampicavo molto al di sotto di quello che ero capace.
Ma non dovevi essere l’uomo da battere?
Credo che avrei dovuto esserlo, ma non lo ero affatto! Gli altri arrampicavano molto meglio di me e mi trovavo in difficoltà su vie che avrei dovuto salire senza nessunissimo problema. Mi ricordo a Bardonecchia, sono caduto da una via super facile della qualificazione. All’epoca avevi 10 minuti e la potevi provare quanto volevi. Sono subito ripartito e sono volato in cima ma siccome era facile dovevi salirla a vista per qualificarti. Ero devastato.
A cosa era dovuta questa tua difficoltà?
Mentalmente non ero preparato. Devi preparare la mente in maniera diversa per le gare rispetto all’arrampicata in falesia. Ho capito che avevo un problema psicologico dopo una gara a Monaco – sono scivolato nella Superfinale e questo mi ha turbato profondamente. Non sono riuscito a dormire per una settimana, continuavo a chiedermi se sarei riuscito a reggere la pressione. Poi ho comprato un libro su come prepararsi mentalmente e mi sono subito reso conto che fino a quel momento mi ero concentrato sulle cose sbagliate. Stavo diventando più forte, più leggero, avevo più potenza, ma non significava niente perché non stavo scalando con l’impostazione mentale giusta. Ho scoperto come funziona il cervello sotto pressione e subito dopo quel libro ho vinto la mia prima gara, la Coppa del Mondo di Leeds in Inghilterra. Quel libro ha cambiato tutto per me: da quel momento ho vinto 10 gare in due anni e mezzo e il mio risultato peggiore è stato un 5° posto.
Cosa ti portava in cima alle vie, al vertice di questo sport?
Credo che per arrivare al top di qualsiasi sport devi avere la genetica giusta, il tipo di corpo giusto, la fibra giusta. Poi devi avere una motivazione e determinazione costante. Da quello che ho visto, è per questa motivazione e determinazione che molta gente non riesce ad esprimersi al massimo ed io ero sempre molto forte da questo punto di vista.
Quindi quali erano i tuoi maggiori punti deboli?
Ho sempre cercato di lavorare sui miei punti deboli e quindi ho lavorato in maniera particolare sulla mia forza facendo boulder. Se ci penso, il mio punto debole maggiore era la flessibilità. Sarebbe stato molto di aiuto essere più flessibile. Ma puoi sempre superare questo problema stringendo di più! E l’ho fatto! Se qualcuno volesse un consiglio da me, gli direi: lavora sulla tua flessibilità, fai stretching il più possibile e questo ti aiuterà a non farti del male. Direi anche di arrampicare su tanti tipi di roccia diversi per la tecnica; era per questo che la mia tecnica era buona. Avevo pensato che fosse come una enciclopedia di movimenti registrati nel cervello. Più arrampichi, più movimenti acquisisci e più migliori.
E cosa ci dici della dieta?
La dieta per me era sempre molto importante e tendevo a rimanere leggero tutto l’anno. Quando avevo un problema particolarmente difficile da risolvere, o se c’era una gara che volevo vincere, allora tentavo di ridurre il mio peso artificialmente facendo una dieta per un breve periodo. Ma se rimanevo così leggero tutto l’anno ho visto che facilmente mi ammalavo ed ero più predisposto ad infortunarmi.
Nel 1992 hai stupito tutti con la ripetizione di una delle vie più dure al mondo, Punks in the Gym ad Arapilis in Australia, in soli due giorni.
Si, ero molto allenato e le condizioni erano buone. L’ho tentata abbastanza tardi quel primo giorno e l’ho trovata molto più facile di quello che pensavo. Credo che se avessi iniziato prima e se fossi stato più concentrato, l’avrei fatta in giornata. E’ una via davvero fantastica.
Durante gli anni, mentre l’arrampicata si sviluppava, hai cambiato il tuo focus e hai eccelso in varie discipline dello sport verticale.
Sì. Ho probabilmente compiuto le prime a vista dei 7c e 7c+, ho ripetuto le tre vie più difficili della Francia e degli Stati Uniti, ho fatto 8a a vista, liberato boulder come Superman in Gran Bretanga e The Dominator in Yosemite che erano tra i più duri all’epoca, ho vinto un sacco di gare, liberato alcuni 8c e 8c+ in Gran Bretagna, e salito E9 sul gritstone. Tutto sommato ad un momento o l’altro ero al top di tutte queste discipline.
Sarebbe impossibile ora?
Si e no. Certo, sarebbe molto difficile, ma non era neanche particolarmente facile durante gli anni ’80 e ’90. Quando ho iniziato ad allontanarmi dall’arrampicata, sono rimasto impressionato da Chris Sharma. Ha viaggiato per vedere i posti più famosi, ha ripetuto le vie e ha creato vie davvero impressionanti. Ha partecipato alle gare, fatto boulder, deep water solo, rotpunkt e a vista.
Ma non ha dimostrato grande interesse per il trad.
No, ma oggi il gioco non sta lì. Le vie su nuts non sono il posto dove vieni giudicato. Quando ero giovane dovevi fare vie difficili e pericolose per essere riconosciuto. E come dicevo è per quello che ho fatto Master’s Wall. Ma queste vie non sono più così di moda. La gente le fa, ma il gioco è molto più specializzato, almeno visto a livello globale. Se dovessi rifare tutto, non tenterei una giornata con le vie più difficili da slegato o quelle più pericolose, come facevo nel 1983.
La tua carriere da arrampicatore si è chiusa alla grande nel 2002 quando hai liberato The Ace, il famoso boulder gradato F8b a Stanage. Dopo di che sei praticamente scomparso da un giorno all’altro.
Se fossi stato capace di guadagnare dall’arrampicata gli stessi soldi che faccio adesso, avrei continuato. Ad un certo punto però mi sono chiesto per quanto ancora lo volevo fare, e mi sono reso conto che volevo essere economicamente sicuro per me e per la mia famiglia. Non guadagnavo abbastanza per avere una famiglia: sono sposato con due figli e volevo il meglio per loro. In quel momento ho trovato altri lavori – non potevo seguirli e contemporaneamente arrampicare ai massimi livelli.
E adesso?
Arrampico ancora, se il tempo è bello vado fuori e scalo, ma a 45 anni sono arrivato al punto in cui le mie dita mi fanno male, è difficile. Quando facevo vie nuove era eccitante, il brivido veniva dalla prima libera, dal tentare la via più difficile o dal vincere una gara. Vado ancora fuori e scalo, ma adesso sono impegnato in molte altre cose. Come fare surf, attualmente mi sto concentrando su questo. Quando le onde sono giuste, vado a fare surf per tutta la settimana…
JERRY MOFFATT – MOMENTI IMPORTANTI
1963 Nato Jeremy Charles Moffatt.
1978 Inizia arrampicare a St David’s College, Llandudno.
1980 Lascia la scuola e va a Tremadog. Ripete molte vie, tra cui Strawberries (E6 6b, PL: Ron Fawcett, 1980).
1981 PL: Helmut Schmitt (E6 6b), Stoney Middleton, UK.
1981 PL: Little Plum, Pitch 1 (E6 6c), Stoney Middleton, UK.
1981 PL: Psyche n Burn (E6 6b), Tremadog, Galles.
1982 PL: Little Plum, Pitch 2 (E6 6c), Stoney Middleton, UK.
1982 Ripetizioni veloci di tre vie di Ron Fawcett routes – The Prow (E7 6c, 1982), Indecent Exposure (E6 6b, 1982) a Raven Tor, e Tequila Mockingbird (E6 6b, 1982), Cheedale. Tutti nel Peak District, UK.
1982 Flash: Supercrack (5.12c, PL: Steve Wunsch, 1974), Shawangunks, USA.
1982 Ripetizione: Psycho Roof (5.12d, PL: Jim Collins, 1975), Eldorado Canyon, USA.
1982 Ripetizione: Genesis (5.12d, PL: Jim Collins, 1979), Eldorado Canyon, USA.
1983 Flash: Equinox (5.12d, PL: Tony Yaniro, 1980), Joshua Tree, USA.
1983 PL: Ulysses (E6 6b), Stanage, UK.
1983 PL: Master’s Wall (E7 6b), Clogwyn Du’r Arddu, Galles.
1983 PL: Masterclass (F8a), Pen Trwyn, Galles.
1983 On-sight: Sautanz (IX, F7b+, PL: Kurt Albert, 1982), Heisse Finger (IX+, F7c, PL: Wolfgang Güllich, 1982) e Chasin’ the Trane (IX+, F7c, PL: John Bachar, 1981), Frankenjura, Germania.
1983 PL: Ekel (IX+, 7c+), Frankenjura, Germania.
1983 PL: The Face (X-, F8a), Frankenjura, Germania.
1984 Flash Chimpanzodrome (F7c+, PL: Jean Pierre Bouvier, 1981) e un 7b e 7b+ il giorno del 21° compleanno, ripete anche his Bidule (F8a+, PL: Marc le Menestrel, 1984), Saussois, Francia.
1984 On-sight: Pol Pot (F7c+) Verdon Gorge, Francia.
1984 PL: Papy on Sight (F8a), Verdon Gorge, Francia.
1984 Ripetizione: Statement of Youth (F8a, PL: Ben Moon, 1984), Pen Trwyn, Galles.
1984 PL: Verbal Abuse (E7 6c), Raven Tor, UK.
1984 PL: Revelations (F8a+), Raven Tor, UK.
1984 PL: Messiah (E6 6c), Burbage South, UK.
1984 Flash: Super Imjin (5.12b/c, E6 6b, PL: Isao Ikeda, 1984) Ogawayama, Giappone.
1984 Ripetizione: Midnight Lightning (V9, PL: Ron Kauk, 1978), Yosemite, USA.
1984 On-sight: The Phoenix (5.13a, PL: Ray Jardine, 1977), Yosemite, USA.
1984/1985 Injury begins to worsen.
1986 Durante i mesi di marzo ed aprile una serie di operazioni per i gomiti nel Olympic Hospital, Monaco.
1986 Finalmente riiniza ad allenarsi a novembre.
1987 Ripetizione: Ghettoblaster (X+, F8b PL: Wolfgang Güllich, 1986), Frankenjura, Germania.
1987 Ripetizione: Le Rage de Vivre (F8b+, PL: Antoine le Menestrel, 1986), Buoux, Francia. 2° salita.
1987 Ripetizione: Le Minimum (F8b+, PL: Marc le Menestrel, 1986), Buoux, Francia. 3° salita.
1988 Ripetizione: La Spectre des Surmutant (F8b+, PL: Jean Baptiste Tribout, 1988), Buoux, Francia. Jerry diventa il primo a salire le 3 vie più dure della Francia..
1988 Ripetizione: Scarface (5.14a, PL: Scott Franklin 1988), Smith Rock, USA.
1988 Ripetizione: White Wedding (5.14a, PL: Jean Baptiste Tribout 1988), Smith Rock, USA.
1988 Ripetizione: To Bolt Or Not To Be (5.14a, PL: Jean Baptiste Tribout 1986), Smith Rock, USA. Jerry diventa il primo a salire le tre F8b+ (5.14a) sia in Francia sia in USA.
1988 PL: Stone Love (X+/XI-, F8b+), Frankenjura, Germania.
1988 PL: Superman (Font 8a+), Cressbrook, UK.
1989 Competizioni: Leeds (1° posto) Jerry vince a casa sua.
1990 PL: Liquid Ambar (F8c/+), Pen Trwyn, Galles.
1991 PL: Stick It (Font 8a+, V12) e The Force (Font 8a, V11), Yosemite, USA.
1992 Ripetizione: Punks in the Gym (32, F8b+, PL: Wolfgang Güllich, 1985), Grampians, Australia.
1992 PL: Zorlac the Destroyer (31, F8b), Grampians, Australia.
1992 On-sight: Serpentine (29, F8a, PL: Malcolm Mathesen 1988), Grampians, Australia.
1993 PL: The Dominator (Font 8b, V13), Yosemite, USA.
1994 PL: Big Kahuna (5.13c/d, F8b), Lions Head, Ontario, Canada.
1995 PL: Evolution (F8c), Raven Tor, UK.
1995 PL: Renegade Master (E8 7a), Froggatt Edge, UK.
1995 PL: Progress (F8c), Kilnsey, UK.
1996 PL: The Joker (Font 8a), Stanage, UK.
1997 PL: Samson (E8 7b), Burbage South, UK.
2002 PL: The Ace (Font 8b), Stanage, UK.
2002 Ripetizione: Nutsa (Font 8a+, PL: Fred Nicole, 2000), Rocklands, South Africa.
PL = Prima libera
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